Perossido di Idrogeno, parliamone ancora.

Pubblicato su Italia Ornitologica del mese di ottobre 2016

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Il Perossido di Idrogeno (H2O2) comunemente conosciuto come acqua ossigenata, è un antisettico, cioè con la proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi, all’esterno, sulla superficie o all’interno di un organismo.

La preparazione comunemente usata per la disinfezione ha una concentrazione del 3% – 10 volumi. È un potente biocida, ma ha un’attività molto più moderata sui tessuti viventi, la sua contenuta azione antisettica è però accompagnata da un’efficiente detersione meccanica, dovuta dal rilascio graduale dell’ossigeno.

Il suo spettro di azione è moderato (Gram positivi: ++, Gram negativi: +++, Micobatteri: +-, Miceti: +, Virus lipofili: +, Virus idrofili: +, Spore: -), Virus e Miceti sono inattivati con tempi di contatto elevati e/o a concentrazioni superiori.

Per quanto riguarda il suo uso in campo ornitologico e la sua tossicità, è stato già condotto uno studio da parte del Dott. S. Figurella, pubblicato su Italia Ornitologica del mese di gennaio 2013, per cui non entreremo nel merito della ricerca, poiché non ne siamo competenti. Fatta eccezione, per un sospetto riguardante i livelli di tossicità del Perossido di Idrogeno, sulla base della somministrazione in acqua da bere, per la cura della Proventricolite da Megabatteri (ex Micosi 80).

Lo stesso infatti indica nel suo articolo, che “ la somministrazione per via orale non risulta essere maneggevole e che la dose tossica è di poco superiore a quella terapeutica “.

Allora, sulla base di questa controindicazione, perché non considerare il dosaggio, anche in base all’età e/o al peso dei volatili, insomma, cosi come si fa nei farmaci usati per l’infanzia; poiché nell’articolo non si evince se lo studio sia stato condotto su soggetti adulti o novelli.

Quest’anno durante il primo nido ci siamo imbattuti in qualche pullus affetto da Megabatterio, ci sentiamo di poterlo affermare, poiché vi era la presenza di sintomi riconducibili quasi ed esclusivamente ad esso. Abbiamo cercato di curare, genitori e novelli con la terapia descritta nell’articolo sopra menzionato, ma con scarso successo di solito a caro prezzo per i novelli.

I risultati non sono stati devastanti, ma la mortalità tra il primo e il secondo nido cominciava ed essere preoccupante e compresa tra l’undicesimo ed il quindicesimo giorni di vita. Da qui cominciamo a farci tante domande, perché in tutti e tre gli allevamenti avevamo riscontrato sintomi comuni ed una maggiore mortalità neonatale a seguito della somministrazione di Perossido di Idrogeno.

La curiosità e l’amore per i nostri volatili, ci ha portati a fare tante ricerche sul web, per conoscerne la sua efficacia, campo di applicazione, tossicità e quant’altro d’interesse, potesse tornarci utile ma, aimè nulla di certo applicato all’ornitologia.

Cosi abbiamo deciso di comune accordo di effettuare dei test, diversificati nei tre allevamenti :

  1. nel primo, abbiamo mantenuto la medesima terapia dell’articolo su citato, ripetuta con cadenza mensile;
  2. nel secondo, abbiamo optato per la somministrazione tramite il Cous cous;

La preparazione del Cous cous era molto semplice, cioè, veniva fatto rinvenire con acqua e Perossido di Idrogeno, mantenendo il dosaggio di 50 ml./lt. e poi mescolandolo con semi germinati/germogliati e pastoncino secco all’albume d’uovo. Sinceramente confidavamo che questo metodo fosse quello più efficace, essendo il Cous cous molto gradito ai canarini, ed inoltre consapevoli che il Perossido di Idrogeno è abbastanza instabile quando diluito, ciò ne consegue il suo decadimento.

  1. nel terzo, l’abbiamo veicolato tramite la pappetta da imbecco.

La pappetta da imbecco, veniva preparata quotidianamente, con la stessa acqua utilizzata per la cura della Proventricolite (articolo in riferimento), quindi con lo stesso dosaggio utilizzato per i soggetti adulti e somministrata 2 volte al giorno (mattina e sera).

Già dal giorno successivo alla somministrazione, si notava un miglioramento della malattia, ma nei giorni a seguire si evidenziava una zona sottosternale infiammata; questa situazione col passare dei giorni peggiorava ed i piccoli curati, dopo l’ottavo giorno di vita, iniziavano a peggiorare visibilmente e morivano tra l’undicesimo e il quindicesimo giorno di vita.

Sopraggiungeva una morte per dimagrimento, chiaro segno della malattia, con questa zona sottosternale che sembrava fortemente interessata da un’infiammazione, ancor più ampia e dal colore porpora; inoltre, i pullus anche dopo qualche ora dalla morte mantenevano uno stato di decomposizione buono.

Lo stato di decomposizione e la morte lenta dopo la comparsa dell’infiammazione ci faceva pensare che i nostri piccoli non erano affetti da forme batteriche, ma nonostante ciò ne volevamo la conferma.

Infatti, successivi esami di laboratorio condotti su un campione di 5 cadaveri appartenenti a nidiate diverse, non produsse nessun tipo di riscontro positivo, circa la presenza di malattie batteriche o virali, nonostante ciò i nostri pullus continuavano a morire.

Allora dopo tanti ragionamenti e consulti finalmente l’idea…

Forse arrivata dalla disperazione, dalla nostra voglia di non mollare, cercando un modo per poter curare i nostri piccoli amici alati. Questo, ci condusse nella strada opposta rispetto a quella inizialmente intrapresa, abbassammo drasticamente il dosaggio del Perossido di Idrogeno nell’acqua per realizzare la nostra pappetta.

Da li a pochi giorni, il netto miglioramento, i pullus affetti da Proventricolite guarivano, ma quello che contava era l’abbattimento della mortalità; si era passati da una mortalità che tra l’undicesimo giorno e il quindicesimo aveva raggiunto l’ottanta percento delle nascite ad uno scarso cinque percento, che per un allevamento si può definire fisiologico.

La stagione riproduttiva, era salva ed eravamo felici.

Dalla nostra esperienza possiamo sospettare, che il Perossido di Idrogeno curava si la Proventricolite, ma con quei dosaggi risultava essere tossica per i piccoli o la sua azione ossidante contrastasse la formazione dei tessuti interni nei Pullus, con la conseguenza di favorire la patologia.

Non eravamo ancora soddisfatti, infatti, avevamo deciso di condurre un altro tipo di test in uno solo degli allevamenti, essendo ormai la stagione giunta alla tornata finale. Questo perché durante la ricerca avevamo trovato che il Perossido di Idrogeno trovava anche applicazione in agricoltura, quale disinfettante ad ampio spettro per le piante, accelerante per la germogliazione o per ossigenare gli apparati radicali delle piante.

Quindi, effettuammo il test sullo stesso campione di semi da germinare già in uso, non appartenente ad un nuovo lotto, al fine di verificarne : tempi di germinazione, lavaggio e carica batterica, di quest’ultima non sono stati effettuati esami di laboratorio. Insomma ci limitammo a monitorare i tempi di germinazione, il livello di pulizia visibile dei semi, la mortalità e la presenza di sintomi riconducibili a micosi, prima e dopo la somministrazione dei semi germogliati, cosi preparati.

  • Preparazione : fase di ammollo, immersione nell’acqua con Perossido di Idrogeno (15 ml./lt.) per 10/12 ore; fase umida, rischiaqui ogni 6/8 ore, per le restanti 60 ore; trattamento finale, immersione per 15 minuti in acqua con Cloruro di Benzalconio (15 ml./lt.) ed in fine rischiaquo.

I risultati finali di questo test sono stati buoni, i semi presentano una contenuta accelerazione nella germinazione, dopo il trattamento si presentano più lucidi, probabilmente l’azione meccanica dell’ossigeno rilasciato favorisce la pulizia degli stessi. Per quanto riguarda il post somministrazione, non abbiamo notato diminuzione di appetibilità, o dati rilevanti che possano attribuirsi a tossicità o mortalità per micosi.

Per concludere, non si vuole in alcun modo screditare la ricerca, anzi la vogliamo elogiare e chiederne allo scopritore o chiunque ne abbia la possibilità, di effettuare ulteriori approfondimenti in merito all’argomento. Magari dando risposta ad alcune domande che nascono anche dalla sola lettura dell’articolo.

In fine ci auguriamo che il racconto della nostra esperienza personale, sia da aiuto e non inteso come delle linee guide alternative a quelle dimostrate dalla ricerca, condotta con gli appositi strumenti scientifici.

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